lunedì 12 luglio 2010

"Ipotesi sul futuro" (parte 3)

Con questa terza parte si conclude la mini-raccolta di considerazioni sparse su tre ipotetiche tecnologie future (l'Immagine, i MIRT e la Bioidingegneria) e  il loro probabile impatto sul genere umano. Gli appunti che seguono sono un misto di considerazioni sul metodo deduttivo e di descrizioni a posteriori (ritorna il "modello" enciclopedico) di eventi futuri.


Problemi di futurologia. L’Era Bioide, l’Immagine e i MIRT
Nell’ambito della futurologia, ovvero la descrizione deduttiva del futuro, si pone il problema di come impostare in maniera logica il processo di deduzione. Generalmente si parte da presupposti semplici, che coinvolgono situazioni generiche, e si estrapola quella che più verosimilmente potrebbe essere la loro evoluzione futura. Il problema principale risiede nel fatto che non è detto che quelli che sono ora fattori determinanti potrebbero svolgere la loro funzione anche in futuro, o in ogni caso essere l’origine diretta di altri fattori determinanti. Questi ultimi, infatti, hanno spesso origini indipendenti e si sviluppano da fattori embrionali di cui non è possibile prevedere l’origine.
La descrizione di un mondo del lontano futuro, dunque, se eseguita con la pretesa di verosimiglianza, soffrirà sempre del difetto dovuto all’imprevedibilità di quelli che saranno i reali fattori determinanti. Non è possibile sapere, a causa dell’evoluzione caotica della casualità, quali dei fattori embrionali presenti potranno diventare determinanti per il futuro. Inoltre, se la visione si spinge verso un futuro remoto, tali fattori embrionali devono ancora avere origine, ed in questo caso la descrizione diventa praticamente impossibile.
Ciò che si cerca di fare nella descrizione del futuro è determinare almeno l’ “ambiente base”  che farà da sfondo allo svolgimento della storia e ne influenzerà il corso.

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« L’era bioide fu caratterizzata da una costante ricerca di possibili applicazioni dell’ingegneria genetica avanzata alla vita quotidiana ed all’industria. La possibilità di manipolare il DNA fino a riuscire a costruire anche dal nulla una nuova forma di vita aprì nuove ed eccitanti prospettive per il futuro prossimo.
L’applicazione più meravigliosa che si riuscì ad attuare nella fase media dell’era bioide furono le bionavi stellari. In esse si ritrovarono applicati tutti i più recenti progressi del campo bioingegneristico, primo fra tutti la produzione di un ambiente strettamente simbiotico fra uomo ed essere bioide. La bionave stellare non si limitava cioè solo a contenere ed a trasportare con sé gli esseri umani, ma era legata a loro tramite un continuo flusso di materiale biologico. Essa si nutriva di tutti i rifiuti biologici umani, producendo aria respirabile e cibo commestibile. Ma non solo. Esisteva anche un legame più prettamente psicologico, nel quale essa esprimeva il suo “stato d’animo” tramite suoni e immagini multicolori che emanavano dalle pareti o in una apposita “stanza”, che potrebbe essere definita "stanza di ricreazione".

Per quanto riguarda il sistema propulsivo, esso si basava sulla trasposizione bioide del concetto tecnologico di vela solare magnetica utilizzato nei moderni velivoli spaziali. In tale sistema propulsivo, l’interazione dinamica del campo magnetico prodotto da un solenoide ed espanso dal plasma emesso dalla sonda stessa permetteva di ottenere una spinta notevole, variabile da 0 a 1g per i voli all’interno del sistema solare. Verso la fine della fase media dell’era bioide si cominciarono a sviluppare le prime bionavi interstellari, capaci di raggiungere accelerazioni dell’ordine delle migliaia di g. In questa fase non furono realizzate però bionavi interstellari che trasportassero uomini, anche perché le accelerazioni avrebbero distrutto qualsiasi essere vivente terrestre, ma solo bionavi-sonde automatiche. Questo era dato dal fatto che con l’immagine era possibile interfacciare direttamente l’essere umano con i sensori della sonda e così si realizzava una sorta di trasporto virtuale che, a detta degli esseri umani dell’epoca, era “più reale del reale”. Così, migliaia di viaggiatori sulla terra esplorarono le profondità dello spazio remoto, vivendo fino alla veneranda età media di 200 anni, facendo alcune delle più sensazionali scoperte in ambito astrofisico. Non era comunque raro che qualcuno raggiungesse i 250 anni di età, pur se non in ottime condizioni di salute. I MIRT alimentari e quelli riparatori garantivano infatti la salvaguardia dell’essere umano nella sua totalità, senza bisogno di intervento esterno alcuno. »

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A questo punto, potrebbe sorgere il seguente interrogativo futurologico: “Se l’uomo concepisse una tecnologia di immagine capace di ‘trasportare’ la sua mente in ogni luogo come se si trattasse di un viaggio reale, anzi, ‘più reale del reale’, esisterebbe ancora la spinta di esplorare lo spazio ‘di persona’?”. E’ chiaro che questo interrogativo rappresenta un importante bivio nella possibile storia futura degli esseri umani. A seconda che la risposta sia positiva o negativa, infatti, si avrebbe uno spazio popolato da esseri umani od uno spazio popolato da sonde mediatrici dell’immagine… una bella differenza, non c’è che dire!
Esiste comunque un evento che dovrebbe indurre nell’uomo questa spinta di esplorazione spaziale profonda, e cioè la certezza che prima o poi il pianeta natale, e con esso il sistema planetario di cui fa parte, diventeranno luoghi altamente inospitali per la vita. Ho utilizzato il condizionale dal momento che esiste anche un’ulteriore alternativa. Se infatti l’uomo riuscisse a sviluppare una tecnologia in grado di “domare” il processo di fusione che avviene nel Sole e l’ecologia planetaria (terraforming), e con essa un nuovo metodo di produzione di energia, non è detto che esso debba per forza allontanarsi dal proprio sistema solare, poiché potrebbe rendere “eternamente abitabili” i mondi di cui esso è costituito.
Esiste anche la possibilità che questo bisogno di domare le forze cosmiche porti l’uomo a riscoprire la bellezza del volo spaziale, dal momento che lo spostamento da un pianeta all’altro dovrà senz’altro essere fisico, reale. Ad ogni modo, l’utilizzo massiccio di robot (e con questo termine si intendono tutte le macchine “servitrici” dell’uomo, dai computer ai MIRT), legato alla possibile dipendenza dell’uomo dall’Immagine, potrebbe prospettare una migrazione spaziale, dalla Terra ad un altro pianeta del sistema solare, del tutto inusuale, con esseri umani continuamente legati all’Immagine e “impacchettati” come merce per essere imbarcati da robot su navi spaziali in rotta verso il pianeta di destinazione.

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Fattori determinanti: Immagine – MIRT – Bioidingegneria (Ingegneria degli esseri Bioidi)
E’ molto probabile che lo sviluppo di questi fattori determinanti avrebbe un enorme impatto sul futuro della vita umana. E’ piuttosto facile prevedere cosa potrebbe succedere se si considera lo sviluppo di un fattore alla volta. Più difficile, anzi, praticamente impossibile, diventa prevedere le innumerevoli possibilità di interazione fra questi tre fattori, considerando come incognita anche la velocità di sviluppo del singolo fattore. La bioidingegneria, infatti, potrebbe essere un fattore inibente nei confronti dei MIRT solo se essa dovesse raggiungere un alto grado di sviluppo, altrimenti potrebbe avvenire l’inverso, e cioè che la bioidingegneria non sia in grado di trovare spazio perché i MIRT da soli sono capaci di “soddisfare” le necessità e i desideri umani.
Poi l’Immagine potrebbe essere mediata da MIRT o da bioidi, ed essere totalmente dipendente da questi; la creazione stessa dell’Immagine potrebbe essere impossibile senza MIRT o bioidi.
Lo sviluppo dell’Immagine potrebbe, d’altro canto, essere inibito dallo sviluppo dei bioidi e/o dei MIRT, poiché con essi sarebbe possibile sviluppare nuovi e più veloci sistemi di trasporto, sia terrestre che spaziale…anche se, considerando l’attuale tendenza all'“impigrimento” del genere umano, questo non sembra essere uno scenario molto plausibile. In altre parole, se si avesse uno sviluppo adeguato della videoconferenza come oggi la si intende verso uno strumento di tipo Immagine, sebbene rudimentale, non si vede perché qualcuno si debba imbarcare in un viaggio di diverse ore per poter interagire con un’altra persona distante.
Potrebbe esistere un futuro dove MIRT e bioidi siano in stretto rapporto tra di loro. Come descritto nel brano “Futuro – Ipotesi I” (nota: questo era il titolo-bozza dato al racconto-saggio in preparazione), lo sviluppo di DNA preprogrammato potrebbe essere impossibile se si esclude l’utilizzo di MIRT. Più difficile è pensare il contrario, e cioè che la concezione dei MIRT sia in qualche modo legata alla bioidingegneria, anche se, come si è or ora visto, potrebbe esserne legato il loro sviluppo.

© Nembo Buldrini

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